lunedì 21 gennaio 2013

2. Paradiso perduto

Of Mans First Disobedience, and the Fruit

Of that Forbidden Tree, whose mortal tast

Brought Death into the World.

(J. Milton, Paradise lost, Book I., Incipit)







1. Myriam



Myriam chiuse il libro e lo ripose nello zaino sotto la sedia. I suoi compagni di corso erano già tutti in piedi, pronti a gettarsi verso l’uscita.

Mentre l’aula finiva di svuotarsi infilò il giubbotto. Si buttò lo zaino in spalla e scese lo scalone ottocentesco in marmo rosato pensando che non aveva ancora comprato il biglietto del treno per tornarsene a casa durante le vacanze natalizie.

Percorse il marciapiedi antistante il Dipartimento di Filosofia, passò dietro a un gruppetto di matricole rattrappite dal freddo dal quale si levavano fumate bianche e spinse la porta del Pandemonium (il bar vicino alla Facoltà) decisa a mangiare un tramezzino.

Il locale era affollatissimo e i suoi occhiali completamente appannati. L’orologio appeso sopra la fila di amari segnava le due.

Si incuneò tra la massa di sciarpe, cappotti e berretti puntando verso il bancone, quando qualcuno la chiamò. All’inizio quasi non se ne accorse per via del brusio che riempiva il bar come se vi fosse entrato uno sciame di cavallette, ma quando sentì una mano posarsi sul suo braccio si voltò e rimase a bocca aperta. Le lenti degli occhiali erano ancora semicoperte di condensa e sulle prime Myriam non fu sicura che fosse proprio lui, ma quando il viso di suo fratello fu tanto vicino al suo da sfiorarle una guancia, mancò poco che lanciasse un urlo.

- A-Ad-am…cosa… come? - balbettò. Poi sentì la sua voce, chiara e distinta questa volta, ordinare un panino al prosciutto cotto e una coca.

Adam pagò e senza più curarsi di lei andò verso il fondo del bar.

Myriam, presa dal panico, si fece strada a spintoni e finalmente fu di nuovo all’aperto.

Incominciò a piovere e la ragazza ritornò in dipartimento. Ancora scossa risalì lo scalone fino al secondo piano e percorse il lungo corridoio deserto con l’idea di sedersi fuori dall’ufficio del professor Gotti. Vicino alla bacheca incrociò Lili, ma la sua amica tirò dritto.

- Lili! Ehi, Lili! Che cavolo succede? - Myriam si voltò e rincorse l’amica ma quando le fu a un palmo si trovò di fronte Pietro.

Provò una strana nostalgia, dolce e triste, che subito scomparve appena vide i due ragazzi unire le bocche in un bacio. Lo stupore mutò rapido in sgomento e poi qualcosa di molto più oscuro salì dallo stomaco alla gola. Come in quei sogni nei quali vorremmo tanto urlare e non riusciamo, Myriam rimase a guardare il loro abbraccio dietro una lastra di silenzio.





2. Adam



Adam sentì lo stomaco brontolare. La lezione era appena terminata e aveva giusto il tempo per mangiare qualcosa prima di riprendere. Infilò il blocchetto per gli appunti nella tasca dell’eskimo e una sigaretta fra le labbra. Appena fu all’aperto si frugò nei jeans alla ricerca dell’accendino. Erano passati ormai quasi cinque mesi dall’incidente e la mano destra aveva ripreso a funzionare quasi del tutto. Anche gli incubi si stavano diradando, benché non potesse dire se per merito delle medicine o dell’entrata di Eva nella sua vita.

L’aveva conosciuta durante la degenza ospedaliera. Lei veniva a trovare la madre, ricoverata per un intervento all’anca. Carina, molto carina, ma siamo agli antipodi, si era detto Adam. Poi invece lo aveva conquistato. Eva era quanto di più lontano dalle sue coetanee avesse mai incontrato.

Quando Adam entrò nel Pandemonium il calore dei suoi pensieri si disperse nella gelida immagine di Pietro e Lili risucchiati uno nella bocca dell’altra. Quella storia andava avanti da un pezzo. Myriam avrebbe mai scoperto la tresca fra il suo ragazzo e la sua migliore amica? Aveva provato a metterla in guardia anche se non erano affari suoi. Ma poi c’era stato l’incidente a scombinare tutto e forse adesso non aveva più tanta importanza. Sollevò lo sguardo verso l’orologio e per un attimo rimase interdetto. Segnava le due e non era possibile. Dalla fine della lezione a quel momento il tempo aveva continuato a scorrere. Per fortuna, pensò Adam, il tempo passa. Alzò un braccio per attirare l’attenzione del barista. Ordinò un panino al prosciutto cotto e una coca. Pagò e, tenendo sollevato il pasto sopra una cinquantina di teste, tentò di raggiungere il fondo del bar.





3. Lili



Lili aprì le labbra e lasciò entrare la lingua di Pietro, sospesa tra schifo e desiderio. Chissà se è lui che fa questo effetto, pensò, inalando un sapore di frutta marcia. Bé tanto a Myriam non posso certo chiederlo. Il ghigno involontario interruppe il bacio e la nausea le serrò lo stomaco. Il Pandemonium era strapieno e quella mandria di imbecilli puzzava di fumo e sudore. Roba da vomitare. Ecco, ci mancava solo quel coglione di Adam a farle andare di traverso la giornata. Che grandissimo stronzo era stato a rifiutarla. E poi si era messo con quella santarellina del cazzo. Tanto, sarebbe durata poco. Uno così aveva bisogno di divertirsi, di far casino e soprattutto di sesso, non di carezzine al lume di candela. Un altro ghigno le tese le labbra. Non ci aveva mai riflettuto fino a quel momento ma forse il disgusto nei confronti di Pietro dipendeva dal fatto che era una banderuola pronta a girarsi in direzione della passera più odorosa e, come molti tra quelli privi di spina dorsale (suo padre compreso), era talmente egocentrico che sedurlo era stata la cosa più facile del mondo. Mentre quella sera alla festa dopo che Myriam era ritornata a casa glielo succhiava e fingeva di adorarlo, le erano risuonate nel cervello parole strane: Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele.

Nei giorni successivi era capitato spesso che si incontrassero tutti e tre e tutte le volte, guardandolo di sottecchi, Lili sapeva che mentre lui teneva la mano di Myriam stava pensando alla loro prossima scopata.

- Usciamo di qui. Senti che puzza. Non si respira.

Pietro sbuffò ma la seguì docilmente. Quella ragazza era una vera forza della natura. Al confronto Myriam era un’immagine sottile, quasi trasparente. Solo con Lili si sentiva vivo e pieno di una bellezza che si era stupito di possedere, ma che aveva trovato riflessa negli occhi di lei come in uno specchio magico.





4. Myriam



Myriam uscì di nuovo dal dipartimento diretta alla stazione dei treni. Arrivata alla biglietteria l’impiegato, un tipo strano dallo sguardo di brace, la informò che il primo treno utile era quello delle quattordici e dieci. Myriam pensò subito che l’uomo si fosse sbagliato. Controllò l’orologio del tabellone delle partenze e sussultò. Segnava le due e non era possibile: a quell’ora, se lo ricordava bene, si trovava nel Pandemonium. Il tempo… sembrava essersi fermato.

- Signorina, si è decisa? Prende quello?

Myriam annuì, infilò sotto il vetro una banconota da venti euro, ritirò il resto e prese il biglietto.

Il treno era fermo al binario. Salì, si sedette e si addormentò.





5. Adam



Adam uscì dal bar e accese l’ennesima sigaretta. Sua sorella non si meritava di essere presa per il culo in quel modo. Gli tornò in mente l’estate passata in campagna dai nonni quando erano bambini. Stavano fuori tutto il giorno e alla sera mangiavano tantissimo prima di crollare addormentati. Una di quelle giornate spensierate, però, aveva rischiato di finire in tragedia: lui per poco non era affogato nel fiume. Adam rivide l’erba verde e i cerchi nell’acqua prodotti dai sassi lanciati da Myriam. La sentì nuovamente cantare ma all’improvviso la melodia trasportata nel tempo dalla sua voce di bambina diventò quella dell’ultimo ricordo prima dello schianto e del lungo black out dal quale si era risvegliato certo di aver perso una parte di sé.

Mentre si batteva i pugni sulle tempie il dolore sfondò l’argine e il ragazzo ne fu sommerso, com’era capitato in quel pomeriggio di tanti anni prima.

Erano in quattro. Lui, Myriam, Lili e Pietro. Tutti ubriachi, tranne Myriam: erano andati a festeggiare per la macchina nuova fin dall’ora di pranzo. Adam aveva insistito per guidare. Myriam si era opposta ma alla fine aveva ceduto, probabilmente per non fare sempre la figura della bacchettona con Lili e Pietro.

Adam sapeva che Lili si sarebbe fatta un giretto volentieri anche con lui così la fece salire davanti. Ogni tanto controllava la faccia di quel bamboccio di Pietro nello specchietto retrovisore. Stava con la guancia appoggiata al finestrino. Era di pessimo umore e Adam se la rideva.

Così avrebbe imparato a fare lo stronzo. Stava con sua sorella e si scopava quella troia, eh? Beh, quel giorno se la sarebbe sbattuta lui, così Pietro avrebbe capito con chi aveva a che fare.

Quando Adam sventolò davanti allo specchietto retrovisore una bustina piena di bianca Lili sghignazzò entusiasta e accavallò le gambe in modo che la mini scoprisse il tatuaggio a forma di serpente che le scendeva lungo il fianco sinistro.

Partirono a razzo verso la strada costiera. All’altezza del vecchio ponte ferroviario erano già a centoventi. In viale Miramare a centotrenta. Highway to Hell a tutto volume e gli occhi di Adam che invece di stare sulla strada saltavano dalle cosce di Lili all’espressione seccata di Pietro. Un mix strano: desiderio e disgusto.

Probabilmente Myriam aveva cercato di calmarlo ma lui non l’aveva voluta sentire. Invece sentì l’urlo dei freni dell’auto che veniva in senso opposto e che li evitò per un pelo mentre loro andavamo a schiantarsi contro un albero.





6. Pietro



Pietro afferrò Lili per un braccio.

- Fermati! Che cavolo ti è preso, me lo dici, eh?

La ragazza cercò di divincolarsi, perse l’equilibrio e finì a terra urtando un paio di tipi che fumavano davanti al bar.

- Stronzo! Lasciami in pace!

Pietro allargò le braccia.

- Cazzo, credi che non sappia che sbavi ancora come una cagna in calore per quello lì?

La guardò con odio.

- Quando lo vedi non capisci più niente e quello che è peggio - aspirò a bocca aperta l’aria fredda e umida di pioggia - è che ti secca farti vedere con me!

Lili si rimise in piedi, incrociò le braccia e gli lanciò un’occhiata carica di disprezzo.

- Mi fai schifo! - urlò. Poi si allontanò, accompagnata dal rumore dei tacchi che sbattevano sull’asfalto.





7. Myriam



Myriam aprì gli occhi e guardò fuori dal finestrino del treno in corsa.

La campagna avvolta nella nebbia non le era mai sembrata così dolce. Mentre fissava gli alberi neri scivolare dietro le cascine, si sedette di fronte a lei un uomo in vestito grigio e dall’aspetto familiare.

L’uomo la guardò per un attimo fra il cordiale e il divertito e aprì il giornale. Myriam riconobbe in lui il bigliettaio della stazione.

Sbadigliò e poi, più per noia che per interesse, sbirciò i titoli in prima pagina.



Schianto sulla costiera triestina ieri alle quattordici. Due ragazzi e due ragazze delle quali una purtroppo è morta sul colpo sono stati coinvolti in un terribile incidente causato dall’eccessiva velocità e, forse, da un malore del conducente. I tre giovani superstiti sono ricoverati in ospedale. Due sono feriti in modo lieve mentre il ragazzo che guidava l’auto e che pare fosse il fratello della vittima, si trova in coma farmacologico a causa dei gravi traumi riportati.

Dopo il frontale della settimana scorsa, un altro esempio di incoscienza alla guida che regala giovani vite alla Morte.



L’uomo in vestito grigio chiuse il giornale e lo ripiegò con cura. Sollevò il polsino della camicia e, dopo aver controllato il cronografo, le disse semplicemente - Si è fatto tardi, Myriam, sono le tre…è ora di andare.


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